La domenica sera! Non apparecchiamo, non facciamo una vera cena. Ognuno mette insieme, con quello che trova in cucina, uno spuntino ancora di festa – ottimo il panino con pollo freddo e senape, ottime le due dita di bourdeaux bevute in piedi. Gli amici se ne sono andati alle sei. Ci rimane un buon margine. Prepariamo un bagno. Un vero bagno da domenica sera, con molta schiuma azzurra, molto tempo per stare a mollo tra due niente ovattati, brumosi. Lo specchio della stanza da bagno si appanna, la mente si offusca. Non si deve pensare alla settimana appena finita, men che meno a quella che sta per iniziare. Lasciarsi affascinare dal leggero sciabordio all’estremita’ delle dita raggrinzite dall’ammollo caldo. E poi, quando il vuoto e’ completo, uscire dalla vasca. Prendere un libro? Si’, tra un momento. Adesso quel che ci vuole e’ un po’ di televisione. Va bene il programma piu’ scemo. Ah – guardare tanto per guardare, senza alibi, senza scuse! E’ come l’acqua del bagno: un’ebetudine che ti intorpidisce di un benessere palpabile. Crediamo di poter rimanere cosi’ fino alla notte, mentalmente in pantofole. E a questo punto arriva lei, una sottile malinconia. Il televisore diventa insopportabile, lo spegnamo. Ci ritroviamo lontano, talvolta nell’infanzia, con vaghi ricordi di passeggiate a passi contati, con preoccupazioni soastiche e amori inventati sullo sfondo. Qualcosa ci attraversa. E’ inaspettato come una pioggia estiva, lo spleen che ci visita, quel vago malessere benessere che ritorna, familare – e’ a domenica sera. Ci sono tutte le domeniche sere in questa finta inazione dove niente e’ immutabile. Nell’acqua del bagno si delineano le foto.
Tratto da “La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita” di Philippe Delerm, Milano, Frassinelli, 1998